L’Unione fa le Marche: una rassegna di cene a sei mani dove il filo conduttore è la collaborazione fra chef del territorio tra prodotti tipici e piatti della tradizione. Ecco come mi è stato presentato il progetto quando sono stata invitata a partecipare, e subito mi sono chiesta “Cosa c’è da aspettarsi da una cena con ben 3 chef delle Marche tutti insieme?”.

Poteva essere una catastrofe, poteva essere un groviglio di prime donne che facevano a gara a chi presentava il piatto più bello. Non sarebbe stata nè la prima nè l’ultima volta in fondo. Ed invece il risultato è stato sorprendente!

Non solo perchè si è mangiato da Dio, non solo perchè i tre Chef coinvolti erano più affiatati di una squadra di rugby, non solo perchè l’Antico Caffè Soriano di San Benedetto è un luogo vibrante. Nemmeno perchè ad organizzare il tutto c’era lo zampino della Picenum Tour insieme alle Marchese del Gusto. Ma proprio per tutti questi motivi messi insieme e molto altro di più. Non sono una giornalista, sono più famosa per essere in grado di mangiare a quattro ganasse, ma proverò a raccontarvi questa serata particolare.

Si è svolta Venerdì 25 Gennaio la terza cena della serie L’Unione fa le Marche, e gli chef coinvolti erano: Simone Ventresca che giocava in casa, Errico Recanati del Ristorante Andreina di Loreto e Daniele Citeroni di Osteria Ophis di Offida. Tre zone differenti per tre chef dall’identità ben diversa, il tutto convogliato in un unico menù composto da ben 8 portate. Una vera e propria danza di sapori familiari proposti in una veste del tutto nuova. Per capire cosa intendo con questa frase vi lascio alla foto del Benvenuto dello Chef Recanati, titolo del piatto: Facciamo un’oliva ascolana. Dove con “facciamo” si intende che il piatto lo devi proprio fare tu, con gli ingredienti che trovi nella scatola.

 

Abbiamo poi proseguito con “il cracker della nonna” dello Chef Citeroni, “Come una Royal di lepre” di Recanati e “Broccoli, cavolfiore e broccoletti” di Citeroni. Quest’ultimo in particolare mi ha colpito, perchè chi si poteva mai aspettare che un broccolo o un cavolfiore potessero mai essere eleganti? Io no, ma lo Chef dell’Osteria Ophis a quanto pare si.

 

Un altro aspetto molto piacevole della serata è stata l’atmosfera e la convivialità a tavola. Io mi trovavo seduta ad un lungo tavolo al centro della sala, dove non conoscevo davvero nessuno di quelli vicini a me, ma è bastato un brindisi per sciogliersi e passare l’intera cena a chiacchierare e raccontarsi. Ho avuto il piacere di conoscere alcuni dei produttori della serata come le colonne portanti dell’azienda Magnamater (carne razza marchigiana), Stefano della cantina Podere Santa Lucia di Monte San Vito, uno dei titolari di Vini San Filippo e il brillante esponente del frantoio oleario L’Olivaio che ha animato molte conversazioni.

Il tempo passava veloce ed era scandito da ogni nuova portata, che era sempre accompagnata da sguardi ammaliati e “ohhhh” di ammirazione. Il primo “Carnaroli, finocchio, arancia e olive” di Citeroni, seguito dallo “Gnocco di capriolo in salmì, crema di pecorino e cicorietta selvatica” di Recanati, sono stati per me i grandi protagonisti di questa cena degli Chef.

 

A seguire gli ultimi due piatti sono opera di Ventresca, chef dell’Antico Caffè Soriano, “Mai stufo della Marchigiana” come unico secondo e “3.. 2.. 1.. Buon Anno!” come dessert per chiudere col botto tutto il menù e la serata stessa. Non sono una grande amante di dolci, ma vi dirò che terminare un pasto dove ad ogni boccone ti torna in mente un ricordo, con uno stecco di Panettone, un bottone di Torrone e un geleè di Moscato… ti fa proprio rivivere l’atmosfera delle feste pure se sei fuori periodo!

 

Che altro aggiungere? A partire dal cadeau (se dirà cuscì?) di ceci neri dell’Azienda di Torre San Patrizio La Viola, ai brindisi, ai sorrisi, agli sguardi di intesa degli chef, per non parlare poi dei vari sapori… davvero tutto è stato perfetto. Troppo perfetto. Lo volete sapere finalmente un difetto della rassegna L’Unione fa le Marche? Che io so partecipato ad una sola cena e che alla prossima che si terrà l’8 Febbraio io non ce sto! Ma che se fa cuscì?!